Fonte: "l'Indipendenza"
Traduzione di Luca Fusari
Proponiamo per L’Indipendenza la traduzione integrale in italiano dell’articolo The NSA Is Building the Country’s Biggest Spy Center (Watch What You Say) un’inchiesta apparsa su Wired.com il 15 marzo 2012, da parte di James V. Bamford, giornalista investigativo per varie testate statunitensi, autore del libro The Shadow Factory: The Ultra-Secret NSA from 9/11 to the Eavesdropping on America,
relativa alla costruzione del principale centro di raccolta dati in
Utah e agli altri progetti segreti in fase di realizzazione da parte
della statunitense National Security Agency (NSA) al centro dello
scandalo PRISM e Datagate.
L’aria di primavera avvolge la piccola cittadina,
spolverata di sabbia con la complicità di una morbida foschia, mentre
ciuffi grigio-verdi di salvia frusciano nella brezza mattutina.
Bluffdale si trova nello Utah, in una valle a forma di ciotola posta
all’ombra del
Wasatch Range ad est e dei
Oquirrh Mountains ad ovest.
E’ il cuore del territorio dei Mormoni, il primo posto dove i pionieri religiosi giunsero più di 160 anni fa.
I Mormoni vennero in questi luoghi per isolarsi dal resto del mondo, in
modo da potersi dedicare allo studio delle misteriose parole incise su
tavole d’oro trovate sepolte nella terra quale dono del loro Dio, e
poter praticare ciò che è diventato poi noto come “il principio”, ovvero
il matrimonio con più mogli.
Oggi Bluffdale è la sede di una delle più grandi sette statunitensi di poligami, gli
Apostolic United Brethren (Fratelli
Apostolici Uniti n.d.t.), che conta più di 9 mila membri. I Fratelli
hanno a loro disposizione un complesso che comprende fra le altre cose
una cappella, una scuola, un campo sportivo e un archivio. Le adesioni
dal 1978 sono raddoppiate e il numero dei matrimoni plurimi è
triplicato, così recentemente la setta si è guardata intorno alla
ricerca di ulteriori terreni per una futura espansione al di fuori della
cittadina.
Ultimamente la zona ha visto arrivare un nuovo tipo di pionieri:
degli estranei tranquilli e discreti che parlano poco e agiscono in
modo riservato. Alla pari dei pii poligami, anche costoro sono
focalizzati sulla decifrazione di messaggi criptici che solo loro hanno
il potere di capire.
Appena fuori da Beef Hollow Road, a meno di un miglio dal quartier generale dei Fratelli,
migliaia di lavoratori edili con caschetti protettivi e t-shirt intrise
di sudore stanno gettando le basi per il loro nuovo tempio ed archivio,
un massiccio complesso così grande che ha richiesto l’espansione dei
confini della città. Una volta costruito sarà più di cinque volte la
dimensione del Campidoglio degli Stati Uniti.
Invece di Bibbie, profeti ed adoratori, questo tempio verrà
riempito da server, esperti di intelligence informatica e guardie armate.
Invece di ascoltare le parole che vengono dal cielo, questi nuovi
arrivati lavoreranno in segreto per catturare, analizzare ed archiviare
le grandi quantità di parole e immagini che sfrecciano attraverso le
reti di telecomunicazione di tutto il mondo. Nella piccola città di
Bluffdale, Grande Amore e Grande Fratello sono diventati non facili
vicini.
Gestito da appaltatori con contratti top secret, il complesso
sobriamente denominato ‘Utah Data Center’ è stato costruito su incarico
della National Security Agency. Il progetto, di grande
segretezza, è il pezzo finale di un puzzle complesso assemblato negli
ultimi dieci anni. Il suo scopo è quello di intercettare, decifrare,
analizzare e memorizzare vasti pacchetti di dati provenienti dalle reti
di comunicazione di tutto il mondo, intercettati mentre vengono diramati
dai satelliti e corrono attraverso i cavi sotterranei oceanici delle
reti estere e nazionali.
Il Centro, pesantemente fortificato e dal costo stimato di 2
miliardi di dollari, dovrebbe essere terminato ed operativo a partire da
Settembre 2013. Attraverso i suoi server e router scorreranno
ogni forma di comunicazione che verrà memorizzata in un database
praticamente “senza fondo”, compreso il contenuto delle email private,
le telefonate dai cellulari e le ricerche di Google, così come tutti i
flussi di informazioni recanti dati personali, ricevute di parcheggio,
itinerari di viaggio, acquisti in libreria ed altri pacchetti digitali
di dati.
E’ in qualche misura la realizzazione del programma ‘Total
Information Awareness’ creato durante il primo mandato
dell’amministrazione Bush, uno sforzo che è stato bloccato dal
Congresso nel 2003 per aver causato un enorme clamore sul suo potenziale
invasivo della privacy degli americani.
«Ma questo è molto più di un Centro Dati» afferma
un alto funzionario dell’intelligence recentemente coinvolto nel
programma. L’elefantiaco Centro di Bluffdale avrà un altro ruolo
importante e molto più segreto che fino ad ora non è stato rivelato. Il
Centro sarà fondamentale, egli dichiara, per il lavoro di decriptazione.
Infatti la decriptazione è un elemento cruciale, perché tutti i dati
che verranno gestiti da esso (informazioni finanziarie, transazioni di
borsa, affari, segreti militari e diplomatici stranieri, documenti
legali, comunicazioni confidenziali personali) sono dati che circolano
pesantemente criptati.
Secondo un altro funzionario di alto grado coinvolto nel programma,
parecchi anni fa la NSA ha fatto un enorme passo avanti nella sua
capacità di cripto-analisi e decriptazione dei complessi sistemi
cifrati, impiegati non solo dai governi di tutto il mondo ma anche dalla
stragrande maggioranza degli utilizzatori di computer negli Stati
Uniti. Il risultato, secondo questo funzionario, è che «
tutti sono un bersaglio; chiunque comunichi diventa un bersaglio».
Per la NSA, che dispone di un bilancio che, in seguito all’11
Settembre, trabocca letteralmente di decine di miliardi di dollari, la
svolta della cripto-analisi è avvenuta in un momento di crescita
esplosiva sia in dimensioni che in potenza.
Nata come un braccio del Dipartimento della Difesa a seguito
di Pearl Harbor, con lo scopo primario di prevenire un altro attacco a
sorpresa, la NSA ha subito una serie di umiliazioni negli anni
della Guerra Fredda. Presa di sorpresa da una crescente serie di
attacchi terroristici: il primo attacco
al World Trade Center, le esplosioni nelle
ambasciate statunitensi in Africa Orientale, l’attacco
alla USS Cole ed infine il disastro dell’11 Settembre, ne misero in discussione la ragione stessa dell’esistenza dell’Agenzia.
Come risposta a tali voci, la NSA è tranquillamente rinata. Sebbene
da un lato non vi siano molte indicazioni che abbia migliorato la sua
efficacia reale, nonostante i numerosi indizi ed opportunità di raccolta
dati, essa ha fallito sul quasi disastroso attentato mediante la bomba
nella biancheria intima sul volo di
Detroit nel 2009 e
sull’autobomba a Times Square nel 2010, d’altro
canto non c’è dubbio che si sia trasformata nella più grande, segreta e
potenzialmente invasiva, agenzia di intelligence che sia mai stata
concepita.
Nel processo di trasformazione, per la prima volta dal
Watergate e dagli altri scandali dell’amministrazione Nixon, la NSA ha
sviluppato il suo apparato di sorveglianza dirigendolo sugli Stati Uniti
e i suoi cittadini. Ha stabilito postazioni di ascolto in
tutta la nazione atte a raccogliere e vagliare dati provenienti da
miliardi di messaggi, email e telefonate, sia che essi provengano
dall’interno del Paese che dall’estero. Ha creato un supercomputer dalla
velocità quasi impensabile per cercare particolari schemi linguistici,
riconoscerli e decifrare codici. Infine l’Agenzia ha dato il via alla
costruzione di un luogo dove archiviare i trilioni di parole, pensieri e
sussurri catturati dalla sua rete elettronica, e naturalmente tutto è
stato fatto in gran segreto. Per coloro che vi lavorano all’interno, il
vecchio adagio della NSA «
non rivelare mai nulla» è valido oggi più che mai.
La mattina del 6 gennaio 2011, una cappa di nebbia
ghiacciata imbiancava Salt Lake City mescolandosi con il settimanale
residuo grigio di intenso pesante smog. Gli avvisi di allarme rosso per
l’inquinamento e gli inviti a non uscire di casa, a meno che non fosse
assolutamente necessario, erano ormai diventati un’abitudine quotidiana,
e la temperatura era raggelante. «
Quando respiro mi si impregnano il naso e il palato di un qualcosa che assomiglia al fumo di carbone»,
si lamentava un blogger locale proprio quel giorno. Presso l’aeroporto
internazionale della città molti voli in arrivo erano stati ritardati o
deviati mentre i voli regionali erano addirittura tenuti fermi a terra.
Fra i pochi che si aggiravano nella foschia gelida vi era una figura
il cui completo grigio del vestito e della cravatta facevano sì che
quasi svanisse confuso dalla foschia. Era alto e magro, con il fisico di
un ex giocatore di basket, un paio di folte sopracciglia scure
incorniciate da una massa di capelli dello stesso colore, un folto
seguito di guardie del corpo: si trattava del vicedirettore della NSA
Chris Inglis, il civile più alto in grado nell’Agenzia, la persona incaricata di seguire giorno per giorno le operazioni in tutto il mondo.
Poco tempo dopo, Inglis arrivò a Bluffdale presso il sito del
futuro Centro Dati, una pista piatta e sterrata in una zona poco
utilizzata di Camp Williams, un sito di addestramento della Guardia
Nazionale. Sotto una tenda bianca allestita per l’occasione,
Inglis incontrò un gruppetto di alte personalità composto oltre che da
un paio di generali e politici, da Orrin Hatch (senatore dello Utah) e
da Harvey Davis (direttore associato dell’Agenzia per gli impianti e la
logistica). Una volta riuniti, presero parte tutti insieme ad una
surreale cerimonia. In piedi in un insolito recinto di legno ricolmo di
sabbia, maneggiando badili dipinti in oro, smuovevano la sabbia con
colpi goffi. In questo modo, rompendo simbolicamente il terreno, davano
ufficialmente il via a ciò che i media locali avevano soprannominato
semplicemente il ‘Centro di spionaggio’.
Sperando di ottenere maggiori dettagli su ciò che stava per essere costruito,
i giornalisti intervistarono uno degli ospiti invitati, Beattie Lane
(funzionario della Camera di Commercio di Salt Lake City) chiedendogli
se avesse una qualche idea degli scopi celati dietro la costruzione
della struttura che sarebbe sorta praticamente nel retro del suo
cortile. «
Assolutamente no. E nemmeno desidero finire io stesso sotto sorveglianza», rispose con una risatina imbarazzata.
Inglis scelse semplicemente di utilizzare un linguaggio ambiguo, sottolineando l’aspetto meno minaccioso del Centro: «
è una
struttura all’avanguardia progettata per supportare il lavoro di
intelligence della comunità nella sua missione di attivare e tutelare la
sicurezza informatica della nazione». Sicuramente la sicurezza
informatica sarà una delle aree su cui ci si focalizzerà a Bluffdale, ma
è piuttosto ciò che verrà raccolto, come verrà raccolto, e soprattutto
l’uso che ne verrà fatto ad essere una questione molto più importante.
La guerra agli hacker ha la comodità di poter essere utilizzata come un perfetto specchietto per le allodole:
è facile da spiegare ed è difficile trovare qualcuno che si dichiari
contrario. Allora i giornalisti rivolsero le loro attenzioni verso il
senatore Hatch, il quale orgogliosamente descrisse il Centro come «
un grande omaggio allo Utah», aggiungendo poi, «
non posso dirvi molto su che cosa faranno perché si tratta di un argomento altamente classificato».
E poi c’era questa anomalia: sebbene il Centro fosse
probabilmente il più grande e costoso progetto ufficiale di sicurezza
informatica, oltre ad essere uno dei più innovativi, nessuno del
Dipartimento della Sicurezza Domestica, l’agenzia responsabile della
protezione delle reti civili dagli attacchi informatici, aveva mai
rilasciato dichiarazioni a riguardo. Infatti il funzionario, che in una
conferenza stampa a Salt Lake City tenutasi nell’ottobre 2009 aveva per
primo introdotto l’argomento del nuovo Centro Dati, non aveva niente a
che fare con la sicurezza informatica. Si trattava infatti di Glenn A.
Gaffney, vice direttore del reparto dei servizi segreti nazionali
dedicato alla raccolta dati, un uomo che aveva trascorso quasi tutta la
sua carriera presso la CIA. Il compito legato alla carica che ricopriva
consisteva nel gestire la rete di spionaggio umana ed elettronica del
Paese.
In pochi giorni la tenda, il recinto di sabbia e le pale
dorate sarebbero sparite ed Inglis e i funzionari sarebbero stati
sostituiti da qualcosa come 10 mila operai impegnati nel cantiere. «
Ci è stato chiesto di non rivelare dettagli sul progetto»
ha affermato ad un giornalista locale Rob Moore, Presidente di Big-D
Construction, uno dei tre principali appaltatori che lavorano al
progetto. I piani per il Centro mostrano un sistema di sicurezza
estremamente elaborato: un programma di protezione antiterrorismo da 10
milioni di dollari che include, fra le altre cose, una recinzione
progettata per resistere all’impatto di un veicolo da 15 mila libbre (7
tonnellate, n.d.t.) lanciato a 50 miglia orarie (80 Km/h, n.d.t.),
telecamere a circuito chiuso, un sistema di identificazione biometrica,
un impianto di ispezione per i veicoli e un centro di controllo per le
persone in ingresso.
All’interno, l’impianto sarà composto da quattro saloni da 25 mila piedi quadri
(2.300 mq, n.d.t.) ciascuno, dedicati ai server, completi di pavimenti
sopraelevati per cavi e stoccaggio dati. Inoltre, più di 900 mila piedi
quadri (83 mila mq, n.d.t.) saranno per l’amministrazione e il supporto
tecnico.
L’intero sito sarà autosufficiente: serbatoi di
carburante abbastanza capienti da alimentare i generatori di backup per
tre giorni in caso di emergenza, serbatoi d’acqua con una capacità di
pompaggio di 1,7 milioni di galloni al giorno, un sistema fognario
adatto al caso e un impianto di condizionamento per garantire ai server
la giusta temperatura d’esercizio. L’elettricità verrà fornita dalla
sottostazione personale del centro, costruita dalla Rocky Mountain
Power, e capace di erogare una potenza sufficiente a soddisfare la
domanda di energia che si aggirerà sui 65 megawatt. Questa stima di
fabbisogno energetico a dir poco “elefantiaca” viaggia parallela con la
stima del costo: circa 40 milioni di dollari l’anno, secondo quanto
previsto.
Considerata la dimensione della struttura e il fatto
che un terabyte di dati, al giorno d’oggi, potrebbe essere memorizzato
su un flash drive delle dimensioni di un mignolo umano, la quantità
potenziale di informazioni che potrebbero essere immagazzinate a
Bluffdale è veramente sconcertante. D’altronde l’incremento della massa
dei dati provenienti ogni giorno dall’attività di spionaggio compiuta
dai sensori di intercettazione della NSA e delle altre agenzie di
intelligence è di tipo esponenziale.
Come conseguenza di una politica di «espansione dei sistemi di controllo e sorveglianza aerea e di altre reti di sensori»,
come scritto in un rapporto del Dipartimento della Difesa del 2007, il
Pentagono sta cercando di espandere la propria rete globale di
comunicazione, meglio conosciuta come la Global Information Grid
(Griglia Globale di Informazioni n.d.t.), in modo che possa arrivare a
gestire entità di dati come gli
yottabytes
(10 bytes elevato alla 24 esima potenza, uno yottabyte equivale ad un
quadrilione di byte, un’entità così grande che nessuno ha ancora coniato
un termine per la grandezza superiore successiva).
Tale capacità di gestione dati è necessaria perché, secondo
un recente rapporto della Cisco, il traffico globale in Internet
quadruplicherà dal 2010 al 2015, raggiungendo una cifra vicina
ai 966 exabyte all’anno (1 milione di exabyte equivale ad un
yottabyte). Volendo fornire una scala di riferimento, Eric Schmidt, ex
CEO di Google, ha valutato che il totale di tutta la conoscenza umana
creata dagli albori dell’uomo fino al 2003 ammonta a 5 exabyte. E il
flusso di dati non mostra alcun segno di rallentamento.
Nel 2011, dei 6,9 miliardi di persone che compongono la popolazione mondiale, più di 2 miliardi si sono collegati ad Internet. Entro
il 2015, la IDC stima che gli utenti saranno almeno 2,7 miliardi. Così
la NSA necessita di un magazzino di almeno 1 milione di piedi quadri
(100 mila mq n.d.t.). Se l’Agenzia dovesse mai arrivare a riempire il
Centro nello Utah con uno yottabyte di informazioni, vorrebbe dire
parlare di una quantità di dati equivalente a circa 500 trilioni
(500.000.000.000.000.000.000) di pagine di testo.
Ovviamente i dati memorizzati in Bluffdale non proverranno solo dai miliardi di pagine web pubbliche nel mondo.
Infatti la NSA è interessata soprattutto al cosiddetto web nascosto,
meglio conosciuto come “web profondo” ovvero i dati che sono al di fuori
dalla portata del pubblico. Questo comprende anche i dati protetti da
password, le comunicazioni governative statunitensi e non, e tutti i
dati non commerciali condivisi nel file-sharing fra trusted peers.
«Il web profondo contiene rapporti governativi, banche
dati ed altre fonti di informazioni ad alto valore per il Dipartimento
della Difesa americano e la Comunità dell’intelligence» secondo quanto affermato in un rapporto del Defense Science Board del 2010: «
sono
necessari strumenti alternativi per trovare ed indicizzare i dati nel
web profondo. (…) Uno degli obiettivi in cui si sente maggiormente a
proprio agio la Comunità dell’intelligence è quello di riuscire a rubare
i dati top secret di un potenziale avversario».
Con il suo nuovo Centro Dati nello Utah, la NSA avrà
finalmente la capacità tecnica necessaria per memorizzare tutti quei
segreti rubati e successivamente frugarci dentro. Il punto, ovviamente, è il modo in cui l’Agenzia definirà chi è e chi non è «
un potenziale avversario».
Prima che gli yottabytes provenienti dal web profondo e da
ogni altro luogo possano cominciare ad essere memorizzati all’interno
dei server del nuovo Centro della NSA, essi devono naturalmente essere
prima raccolti. Per meglio realizzare questo, l’Agenzia ha
avviato il più grande boom edilizio della sua storia, inclusa
l’installazione di stanze segrete di monitoraggio elettronico nelle
principali strutture di telecomunicazioni Usa. Controllate dalla NSA,
queste zone di massima sorveglianza saranno i luoghi da dove l’Agenzia
si insinuerà nelle reti di comunicazione degli Stati Uniti, una pratica
che è venuta alla luce durante gli anni di Bush ma che non è mai stata
riconosciuta dall’Agenzia.
Le grandi linee di questo programma di cosiddette
“registrazioni telefoniche senza autorizzazioni” sono state esposte in
modo esauriente già da diverso tempo: resta da capire come la NSA abbia potuto segretamente e illegalmente bypassare la
Foreign Intelligence Surveillance Court,
la quale avrebbe dovuto sorvegliare ed autorizzare le intercettazioni
domestiche altamente mirate di milioni di telefonate ed email americane.
Una volta scoperto il programma, il Congresso decise di approvare il FISA Amendments Act nel 2008,
che rese di fatto legali gran parte di queste pratiche. Alle società di
telecomunicazioni che avevano accettato di partecipare a queste
attività illegali venne garantita l’immunità da possibili accuse e cause
legali. Ciò che però, fino ad ora, non fu mai rivelato, erano le
dimensioni di questo programma di spionaggio domestico tuttora in piena
attività.
Per la prima volta, un ex funzionario della NSA ha deciso di
salire alla ribalta per descrivere nei dettagli il programma, chiamato
in codice ‘Stellar Wind’ (‘Vento Stellare’, n.d.t.). Questa
persona è William Binney, un esperto cripto-matematico che ha ricoperto
alla NSA il ruolo di responsabile della gran parte
dell’automatizzazione della rete mondiale di intercettazione
dell’Agenzia. Di alta statura, 68 enne, occhi scuri e determinati dietro
un paio di occhiali dalla spessa montatura, Binney ha trascorso quasi
quattro decenni a decriptare codici e trovare nuovi modi per canalizzare
miliardi di telefonate private e messaggi email da tutto il mondo nei
gonfi database della NSA. Come capo e cofondatore del Signals
Intelligence Automation Research Center (Centro di Ricerca sui Sistemi
Intelligenti per l’Automazione n.d.t.) dell’Agenzia, Binney e il suo
team hanno progettato gran parte delle infrastrutture che probabilmente
sono ancora utilizzate per intercettare le comunicazioni locali ed
internazionali.
Egli spiega che l’Agenzia potrebbe aver installato i suoi sistemi di intercettazione nelle stazioni nazionali
dove i cavi provenienti dalla rete aerea passano alla rete interrata,
ovvero più di due dozzine di siti dove i cavi in fibra ottica giungono a
riva. Se avesse scelto questa strada, la NSA avrebbe visto il campo
delle sue intercettazioni ristretto alle sole comunicazioni
internazionali, che è tutto quello che a quel tempo gli era concesso
dalla legge statunitense.
Invece la scelta è stata quella di posizionare le stanze di intercettazione presso i punti chiave di giunzione in tutto il Paese,
in grandi edifici senza finestre denominati “interruttori”, guadagnando
così l’accesso non solo alle comunicazioni internazionali, ma anche
alla maggior parte del traffico domestico che fluisce lungo tutti gli
Stati Uniti. La rete di stazioni di intercettazione va ben oltre la
singola camera posizionata nel palazzo della AT&T di San Francisco,
così come svelato da una “talpa” nel 2006. «
Penso che lì ne abbiano posizionati 10 o 20», spiega Binney. «
Non si tratta solo di San Francisco: hanno installazioni nel cuore della regione e anche sulla costa Est».
Le intercettazioni nei confronti della popolazione americana non si fermano alle sole reti di telecomunicazione via cavo.
Per catturare i flussi di comunicazione via satellite da e verso gli
Stati Uniti, l’Agenzia monitorizza anche le potenti stazioni terrestri
della AT&T (American Telephon & Telecommunications, n.d.t.),
ricevitori satellitari che includono le stazioni di Roaring Creek e Salt
Creek. Nascosti in una strada secondaria della zona rurale di Catawissa
a Roaring Creek (Pennsylvania), tre parabole di 105 piedi (30 metri
n.d.t) di diametro gestiscono gran parte delle comunicazioni del Paese
in entrata e in uscita dall’Europa e dal Medio Oriente. Su una isolata
striscia di terra nella remota regione di Arbuckle presso Salt Creek
(California), tre parabole simili gestiscono le comunicazioni per le
coste del Pacifico e l’Asia.
Binney ha lasciato la NSA alla fine del 2001, poco dopo il
lancio, da parte dell’Agenzia, del programma di intercettazioni senza
mandato.
«Con la sua creazione hanno violato la Costituzione», dice senza mezzi termini. «
Ma
a loro non importava. Stavano andando avanti lo stesso, e stavano per
crocifiggere tutti quelli che si sarebbero messi in mezzo.
Quando hanno iniziato a violare la Costituzione non potevo più restare».
Binney sostiene che l’operazione ‘Vento Stellare‘ era assai più grande di quanto sia stato pubblicamente ammesso,
essa comprendeva non solo l’intercettazione di telefonate nazionali, ma
anche il controllo della posta elettronica nazionale. Sempre secondo
Binney, il programma ha registrato circa 320 milioni di chiamate al
giorno, che hanno rappresentato dal 73% all’80% del volume totale delle
intercettazioni effettuate dall’Agenzia in tutto il mondo. Il bottino è
poi cresciuto nel tempo. Per Binney, il quale ha mantenuto stretti
contatti con i dipendenti dell’Agenzia fino a pochi anni fa, le
intercettazioni nelle stanze segrete che punteggiano il Paese sono
attualmente gestite da un software altamente sofisticato che svolge «
un’ispezione approfondita dei pacchetti di dati» esaminando alla velocità della luce il traffico Internet mentre scorre attraverso i cavi da 10 gigabit al secondo nella rete.
Il software,
creato da una società chiamata
Narus e che ora è parte della Boeing, è controllato a distanza dal
quartier generale della NSA sito a Fort Meade nel Maryland ed
effettua ricerche su fonti statunitensi per gli indirizzi di
destinazione, i luoghi, i Paesi, e i numeri di telefono, così come le
liste dei nomi sospetti, le parole chiave e le frasi nelle email.
Qualsiasi comunicazione che desti sospetti, soprattutto quelle
provenienti da e verso il milione e più di persone finite sulle liste di
osservazione dell’Agenzia, viene automaticamente copiata e/o registrata
e poi trasmessa alla NSA.
La capacità di applicazione della sorveglianza si espande da lì,
spiega Binney. Una volta che un nome viene inserito nel database Narus,
tutte le telefonate e le altre comunicazioni da e verso tale persona
vengono automaticamente indirizzate ai registratori della NSA. «
Chiunque tu voglia può essere indirizzato verso un registratore.
E se la registrazione contiene per caso anche il tuo numero? Vieni indirizzato e registrato anche tu.
Il sistema Narus ti permette di gestire tutto questo»
aggiunge Binney. Quando il Centro Dati di Bluffdale sarà completato,
tutto ciò che verrà raccolto sarà ridiretto là per l’archiviazione e
l’analisi.
Secondo Binney, uno dei più profondi segreti del nuovo programma Vento Stellare,
mai confermato fino ad ora, è che la NSA ha avuto accesso, senza
mandato, all’immenso patrimonio di dati della AT&T, un tesoro che
comprende i dati sulle fatturazioni nazionali ed internazionali e le
informazioni dettagliate su chi ha chiamato chi negli Stati Uniti e in
tutto il mondo. A partire dal 2007, la AT&T ha immagazzinato più di
2.800 miliardi di registrazioni all’interno di un database nel suo
complesso a Florham Park nel New Jersey.
Anche Verizon ha fatto parte del programma, ed ha
notevolmente contribuito ad ampliare il volume di chiamate soggette alle
intercettazioni nazionali da parte dell’Agenzia, sostiene Binney. «
Questo moltiplica il coefficiente delle chiamate controllate come minimo di cinque volte.
Quindi siamo a più di un miliardo e mezzo di chiamate al giorno»
(i portavoce di Verizon e di AT&T hanno dichiarato che le loro
società non vogliono esprimere commenti riguardo a questioni inerenti la
sicurezza nazionale).
Dopo aver lasciato la NSA, Binney aveva suggerito un sistema
di monitoraggio delle comunicazioni dipendente da quanto esse siano
strettamente correlate ad un obiettivo iniziale. Se sei più
lontano dal target iniziale si può dire che sei solo un conoscente di un
amico del target, se sei più vicino scatta la sorveglianza. Ma
l’Agenzia rifiutò l’idea, e data l’imponente struttura del suo nuovo
Centro nello Utah, Binney sospetta che ora stia semplicemente
raccogliendo tutto ciò che può raccogliere. «
L’intuizione era
la seguente: come si gestiscono 20 terabyte di intercettazioni al
minuto? La soluzione proposta era quella di operare una distinzione tra
le cose che vuoi controllare e tutte quelle di cui invece non ti
interessa nulla.
Invece stanno memorizzando tutto ciò che raccolgono» spiega Binney. E l’Agenzia sta raccogliendo quanto più possibile.
Una volta che le comunicazioni sono intercettate e memorizzate, l’analisi dei dati comincia. «
Puoi controllare chiunque in maniera ininterrotta con l’analisi dei dati.
Tutto quello che una persona fa viene tracciato su un grafico: transazioni finanziarie, viaggi o altro»
afferma Binney. Così come dati quali le ricevute delle librerie, gli
estratti conto bancari e le registrazioni dei pagamenti dei biglietti di
pedaggio da parte dei pendolari, la NSA è in grado di dipingere un
quadro molto dettagliato della vita di ciascuno di noi.
La NSA ha anche la capacità di intercettare, direttamente e in tempo reale, le telefonate.
Secondo Adrienne J. Kinne, che ha lavorato sia prima che dopo l’11
Settembre come “intercettatrice vocale” presso la sede NSA in Georgia,
in seguito all’attacco al World Trade Center «
praticamente tutte le
regole sono state buttate fuori dalla finestra, e avrebbero usato
qualsiasi scusa pur di giustificarsi e non rinunciare a spiare gli
americani». Sono stati inclusi anche i giornalisti che chiamavano a casa dall’estero le loro famiglie. «
Si potrebbe dire che chiamavano molto spesso le loro famiglie, con
conversazioni molto intime e personali», aggiunge. Kinne ha trovato personalmente doloroso l’atto di intercettare concittadini innocenti. «
E’ come scavare una persona e scoprirne il suo diario segreto».
Naturalmente, chiunque ha buone ragioni per sentirsi angosciato da quest’attività.
Una volta che al governo viene aperta la porta per spiare i cittadini
degli Stati Uniti, ci sono grandi tentazioni di abusare di questo potere
per scopi politici, come quando Richard Nixon intercettò i suoi nemici
politici durante il Watergate e ordinò alla NSA di spiare i manifestanti
contrari alla guerra. Questi e altri abusi spinsero il Congresso, a
metà degli anni ’70, ad emanare una serie di divieti contro lo
spionaggio domestico.
Prima di rinunciare e lasciare la NSA, Binney ha cercato di
convincere i funzionari a creare un sistema più mirato, il cui uso
potesse essere autorizzato da un tribunale. A quel tempo,
l’Agenzia impiegava 72 ore di tempo per ottenere un mandato legale da un
tribunale, e Binney aveva ideato un metodo per informatizzare il
sistema. «
Avevo proposto di automatizzare il processo di richiesta
di un mandato e di automatizzare l’approvazione, in modo da poter
gestire un paio di milioni di intercettazioni al giorno, piuttosto che
sovvertire l’intero processo».
Ma un tale sistema avrebbe richiesto uno stretto
coordinamento con i tribunali e i responsabili nella NSA non erano
interessati a questo, spiega Binney. Quindi hanno continuato a raccogliere dati su larga scala. Alla domanda su quante comunicazioni, «
transazioni» nel gergo della NSA, l’Agenzia abbia intercettato dall’11 Settembre in poi, Binney stima che il numero sia «
tra 15 e 20 miliardi, l’equivalente di più di 11 anni».
Quando Barack Obama entrò in carica, Binney si augurò che la
nuova amministrazione potesse essere pronta a riformare il programma per
affrontare le sue preoccupazioni costituzionali. Lui e un
altro ex analista della NSA, J. Kirk Wiebe, cercarono di portare
all’attenzione dell’Ispettore Generale del Dipartimento di Giustizia
l’idea di un sistema automatizzato per l’approvazione del mandato. Ma
gli diedero il benservito. «
Dissero: oh, ok, non possiamo fare commenti»,
racconta Binney. Seduto in un ristorante non lontano dal quartier
generale della NSA, il luogo dove ha trascorso quasi 40 anni della sua
vita, Binney tiene il pollice e l’indice molto vicini e dice: «
siamo lontani tanto così dal diventare uno Stato totalitario chiavi in mano».
C’è ancora una tecnologia che impedisce l’accesso illimitato del governo ai dati digitali dei privati: la crittografia. Chiunque
(dai terroristi ai commercianti di armi, alle società, agli istituti
finanziari fino a comuni mittenti delle email) può utilizzarla per
sigillare i propri messaggi, progetti, foto e documenti in casseforti a
prova di tutto. Per anni, una delle più resistenti casseforti è stato
l’Advanced Encryption Standard (o AES ), uno dei tanti algoritmi
utilizzati da molti nel mondo per crittografare i dati. Disponibile in
tre diversi formati, 128 bit, 192 bit e 256 bit, è incorporato nella
maggior parte dei programmi di posta elettronica commerciale e nei
browser web ed è considerato così potente che perfino la NSA ne ha
approvato il suo uso per le comunicazioni top secret da parte del
governo americano.
La maggior parte degli esperti sostiene che un cosiddetto attacco di ”forza bruta” al computer
che contiene l’algoritmo (ovvero cercare una combinazione dopo l’altra
per sbloccare la crittografia) richiederebbe probabilmente più tempo
dell’età attuale dell’universo. Per un codice a 128 bit il numero
necessario di tentativi “prova e sbaglia” per sbloccarlo sarebbe di
circa 340 undecillioni (10 elevato alla 36esima potenza).
Fare irruzione in queste complesse casseforti matematiche
come l’AES è uno dei motivi chiave per giustificare la costruzione in
corso a Bluffdale. Questo tipo di cripto-analisi richiede due
ingredienti principali: computer super-veloci per condurre attacchi
a forza bruta sui messaggi crittografati e un numero enorme di quei
messaggi da analizzare per i computer. Maggiori sono i messaggi di un
determinato obiettivo, più alta è la probabilità per i computer di
rintracciare i modelli rivelatori, e il Centro di Bluffdale sarà in
grado di contenere un gran numero di questi messaggi.
«Lo abbiamo chiesto una volta», dice un’altra fonte, un responsabile dei servizi d’intelligence coinvolto anche nella sua progettazione. «
Perché stiamo costruendo questo impianto NSA? Amico, hanno fatto sparire tutti i vecchi ragazzi, i cripto-ragazzi». Secondo questo funzionario questi esperti avevano detto all’allora direttore della National Intelligence, Dennis Blair: «
hai dovuto costruire questo edificio semplicemente perché non eravamo in grado di violare i codici crittografati».
E’ stata una candida ammissione. Nella lunga guerra
tra i violatori dei codici crittografati ed i compilatori dei codici
sorgente, decine di migliaia di crittografi nell’industria mondiale
della sicurezza informatica, i violatori dei codici hanno dovuto
ammettere la loro sconfitta.
Così l’Agenzia ha ottenuto l’avvio dell’ingrediente principale: un’infrastruttura per l’archiviazione di massa dei dati. Nel
frattempo, nelle campagne del Tennessee, il governo stava lavorando con
massima segretezza sull’altro elemento fondamentale: il più potente
computer che il mondo abbia mai conosciuto.
Il progetto è stato lanciato nel 2004 come un moderno Progetto Manhattan. Soprannominato ‘
High Productivity Computing Systems program‘, (Programma
per il Calcolo ad Alta Produttività di Sistema n.d.t.), il suo
obiettivo era quello di incrementare la velocità del computer di
migliaia di volte, creando una macchina in grado di eseguire un
quadrilione (10 elevato alla 15esima potenza, n.d.t.) di operazioni in
un secondo, anche conosciuto come petaflop, l’equivalente informatico
del battere il record di velocità terrestre.
Nel 2004, come parte del programma per il supercomputer,
il Dipartimento dell’Energia (o DOE) ha messo in funzione l’impianto
denominato ‘Oak Ridge Leadership Computing’ come strumento per mettere
insieme le molteplici forze delle agenzie coinvolte nel progetto. Ma in
realtà ci sarebbero due percorsi: uno non classificato, in cui tutto il
lavoro scientifico sarebbe pubblico, e un altro top secret, in cui la
NSA potrebbe perseguire, sotto copertura, la realizzazione del proprio
computer. «
Per i nostri scopi hanno dovuto creare una struttura separata»,
spiega un ex alto funzionario esperto di computer della NSA che ha
lavorato al progetto ed è ancora associato con l’Agenzia (è uno delle
tre fonti che hanno descritto il programma). E’ stata un’impresa
costosa, ma anche l’unico estremo tentativo per lanciarlo da parte della
NSA.
Come per il Progetto Manhattan, il luogo scelto per il
programma di supercalcolo è stata la città di Oak Ridge nel Tennessee
orientale, una zona rurale dove montagne affilate lasciano il
posto a colline basse e sparse, e dove da sudovest le curve del Clinch
River piegano bruscamente a sud-est. A circa 25 miglia da Knoxville,
c’è la “città segreta” in cui è stato estratto l’uranio-235 per la prima
bomba atomica. Un cartello vicino all’uscita recita: «
quello che qui vedi, quello che qui fai, quello che qui senti, quando lasci questo posto lascialo qui».
Oggi a Oak Ridge, non lontano da questo cartello, c’è la sede dell’Oak
Ridge National Laboratory del Dipartimento dell’Energia, impegnato in
una nuova guerra segreta. Ma questa volta, anziché una bomba di
inimmaginabile potenza, l’arma è un computer di inimmaginabile velocità.
Conosciuta come Multiprogram Research Facility, o ‘Edificio 5300′,
la struttura da 41 milioni di dollari, cinque piani e 214 mila piedi
quadri (20 mila metri quadri n.d.t.), è stata costruita su un
appezzamento di terreno dei laboratori dell’East Campus e completato nel
2006. Dietro le pareti in mattoni e le finestre colorate di verde, 318
scienziati, ingegneri informatici ed altri membri del gruppo lavorano in
segreto sulle applicazioni cripto-analitiche ad alta velocità di
calcolo e su altri progetti classificati.
Il centro del supercomputer è stato intitolato in onore di George R. Cotter,
responsabile scientifico della NSA, ora in pensione, e capo del
programma di tecnologia dell’informazione. E nel caso tu non lo sapessi,
«non c’è nessun cartello sulla porta»,
dice l’ex esperto di computer della NSA. Al centro segreto del DOE a
Oak Ridge il lavoro è progredito ad un ritmo furioso, anche se era una
strada a senso unico quando si tratta di cooperazione con le taciturne
persone dell’Edificio 5300.
Nondimeno, la squadra segreta è riuscita ad incrementare il suo supercomputer ‘Cray XT4′ fino al mastodontico ‘XT5′.
È stato chiamato Jaguar per la sua velocità, avendo raggiunto 1,75
petaflop, ed essendo ufficialmente diventato nel 2009 il computer più
veloce del mondo. Nel frattempo, oltre ai lavori nell’Edificio 5300, la
NSA è riuscita a costruire un altro supercomputer, ancora più veloce. «
Hanno fatto un grande passo avanti»,
dice un altro ex funzionario dei servizi segreti, che ha contribuito a
sovrintendere al programma. La macchina della NSA era probabilmente
simile a quella non classificata denominata Jaguar, ma era molto più
veloce nel calcolo, modificata appositamente per le cripto-analisi,
avendo come obiettivo quello di confrontare uno o più algoritmi
specifici, come l’AES. In altre parole, si stavano spostando dalla fase
di ricerca e sviluppo per attaccare in realtà i sistemi di cifratura
estremamente complessi. Il sistema per la violazione dei codici è stato
poi installato e reso operativo.
La svolta è stata epocale, racconta l’ex funzionario, e poco
dopo l’Agenzia ha gettato una cortina fumogena su ogni notizia riferita
al progetto, perfino ai servizi segreti ed al Congresso. «
Solo
il presidente e il vice presidente, nonché i due direttori del
personale di ciascuno dei comitati dei servizi segreti, sono stati messi
al corrente del progetto», aggiunge. Il motivo? «
Pensavano che
questa innovazione informatica stesse per dare loro la possibilità di
forzare i codici dell’attuale sistema di crittografia pubblica».
Oltre a fornire alla NSA l’accesso ad una quantità enorme di
dati personali degli americani, tale vantaggio potrebbe anche aprire la
finestra su un tesoro di segreti stranieri. Mentre oggi le
comunicazioni più sensibili utilizzano la crittografia più potente, gran
parte dei dati più vecchi memorizzati dalla NSA, tra cui una grande
quantità di ciò che sarà trasferito al Centro di Bluffdale una volta che
sarà completato, viene crittografato con algoritmi più vulnerabili.
«Ricorda, c’è un sacco di roba proveniente da governi stranieri
di cui non siamo mai stati in grado di violarne il codice a 128 bit o
anche inferiore. Apri questa “scatola” e scoprirai un sacco di cose di
cui non eri minimamente a conoscenza, tutti dati che sono già
memorizzati e disponibili, quindi là dentro c’è ancora una enorme
quantità di informazioni», spiega l’ex funzionario dei servizi segreti.
Questo, fa notare, è il valore aggiunto che apporterà il
Centro di Bluffdale e le sue montagne di dati memorizzati da lungo
tempo. Ciò che non può essere violato oggi potrebbe essere violato
domani. «
Così si può vedere ciò che affermavano in passato.
Estrapolando il modo in cui hanno condotto gli affari, possiamo avere un’indicazione di come gestiscono le cose adesso», aggiunge.
Il pericolo, sostiene l’ex funzionario, è che non vi siano
solo le informazioni sui governi stranieri bloccate da algoritmi più
deboli, ma anche una grande quantità di comunicazioni personali
nazionali, come le email dei cittadini americani intercettate
dalla NSA negli ultimi dieci anni. Per prima cosa il supercomputer deve
violare la cifratura, e per fare ciò la velocità è tutto. Più veloce è
il computer, più velocemente si possono violare i codici. Il ‘Data
Encryption Standard’ (lo Standard di Crittografia dei Dati, n.d.t.), il
predecessore a 56 bit dell’AES, ha debuttato nel 1976 ed è durato circa
25 anni. L’AES ha fatto la sua prima apparizione nel 2001 e dovrebbe
rimanere solido e resistente per almeno un decennio.
Ma se la NSA ha segretamente costruito un computer che è
notevolmente più veloce rispetto alle macchine non classificate in
campo, allora l’Agenzia ha la possibilità di violare l’AES in un tempo
molto più breve. E con il Centro di Bluffdale in funzione, la
NSA si potrà permettere il lusso di memorizzare un archivio in continua
espansione di intercettazioni, fino a quando non riuscirà a fare qualche
passo in avanti nella loro violazione.
Nonostante i suoi progressi, l’Agenzia non ha finito con le
costruzioni a Oak Ridge, e nemmeno è soddisfatta di aver abbattuto la
barriera del petaflop. Il suo prossimo obiettivo è quello di
raggiungere la velocità dell’exaflop, un quintilione (10 elevato alla
18esima potenza) di operazioni al secondo, e magari lo zettaflop (10
elevato alla 21esima potenza) e lo yottaflop.
Questi obiettivi hanno un considerevole sostegno da parte del Congresso. Lo
scorso novembre un gruppo bipartisan di 24 senatori ha inviato una
lettera al presidente Obama chiedendogli di approvare con urgenza i
finanziamenti fino al 2013 per il Dipartimento dell’Energia mediante
l’Exascale Computing Initiative (le richieste di fondi del bilancio da
parte della NSA sono classificate). Hanno citato la necessità di tenere
il passo e superare la Cina e il Giappone. «
La gara è riuscire a sviluppare una capacità di calcolo exascala», hanno fatto osservare i senatori. Il motivo era chiaro: «
alla
fine del 2011 il Jaguar (ora con una velocità massima di 2,33 petaflop)
era classificato al terzo posto alle spalle del ‘Computer K’ del
Giappone, con un impressionante velocità di 10,51 petaflops, e del
Sistema ‘Tianhe-1A’ della Cina, con 2,57 petaflops».
Ma la vera competizione si svolgerà nel regno del “classificato”. Per
sviluppare segretamente la nuova macchina per l’exaflop (o velocità
superiore) entro il 2018, la NSA ha proposto la costruzione di due
edifici collegati, per un totale di 260 mila piedi quadri (25.000 mq,
n.d.t.), nei pressi della sua attuale struttura nel Campus Est di Oak
Ridge. Chiamate ‘Multiprogram Computational Data Center’, le costruzioni
saranno basse e larghe e simili a dei giganteschi magazzini, un design
necessario per le decine di cabinet per computer che andranno a comporre
una macchina in scala exaflop, eventualmente disposti in cluster per
ridurre al minimo la distanza tra i vari circuiti.
Secondo una presentazione consegnata ai dipendenti del DOE nel 2009, sarà un «impianto senza pretese con vista limitata dalle strade»,
in linea con il desiderio di segretezza della NSA. Ed avrà un appetito
straordinario di energia elettrica, arrivando ad utilizzare circa 200
megawatt, abbastanza per alimentare 200 mila abitazioni. Il computer
produrrà inoltre una gigantesca quantità di calore, che richiederà 60
mila tonnellate di impianti di raffreddamento, la stessa quantità che
era necessaria per servire le due torri gemelle del World Trade Center.
Nel frattempo la Cray sta lavorando al prossimo passo della NSA,
in parte finanziato da un contratto da 250 milioni di dollari con la
Defense Advanced Research Projects Agency (l’Agenzia per la Ricerca di
Progetti Avanzati della Difesa, n.d.t.). Si tratta di un enorme
supercomputer parallelo chiamato ‘Cascade’, un prototipo che era atteso
per la fine del 2012. Il suo sviluppo si svolgerà in gran parte in
parallelo con lo sforzo non classificato fatto per il DOE, insieme alle
altre agenzie. Nel 2013, tale progetto farà passare il ‘Jaguar XT5′ ad
una potenza superiore ‘XK6′, nome in codice ‘Titan’, incrementando la
sua velocità da 10 a 20 petaflops.
Lo yottabytes e l’exaflops, septillioni e undecillioni di
operazioni al secondo, la gara per la velocità di calcolo e la
memorizzazione dei dati continua. Nel suo racconto del 1941
La Biblioteca di Babele, Jorge
Luis Borges immaginò una raccolta di informazioni in cui l’intera
conoscenza del mondo viene memorizzata, ma a malapena se ne capisce una
sola parola. Nel Centro di Bluffdale la NSA sta costruendo una
biblioteca su una scala che neanche Borges avrebbe mai potuto
immaginare. Stando a quello che dicono i capi dell’agenzia è solo una
questione di tempo affinché ogni parola venga da loro decifrata.
di JAMES V.BAMFORD