di Alfonso Piscitelli
Nel suo
discorso nel Giorno della Costituzione del 12 dicembre 2013 Vladimir
Putin cita due personaggi russi significativi: il Primo Ministro
Stolypin e il filosofo Berdaiev. Stolypin negli ultimi anni dell’Impero
Zarista cercò di portare avanti una riforma agraria che diffondesse la
piccola proprietà contadina, di affermare il principio
dell’auto-governo locale (Zemtsvo) e di porre le basi di una
grande modernizzazione industriale. Insomma Stolypin cercava di opporsi
alla marea montante del comunismo rivoluzionario sviluppando una
politica di riforme graduali, che salvaguardassero i due pilastri della
tradizione politica russa: lo Zarismo e l’Ortodossia.
A
rivoluzione russa avvenuta, l’altro nome citato da Putin, Berdaiev
abbandonò il proprio paese e in esilio sviluppò i principi della sua
filosofia esistenzialista e cristiana: Berdaiev era infatti un
discepolo di Dostoevskij
e cercava una terza via tra collettivismo marxista e individualismo
liberale. Davvero significativa è la sua citazione nel discorso del 12
dicembre. Putin si definisce conservatore nei valori e aggiunge:
“citando le parole di Nikolaj Berdaiev, l’essenza del conservatorismo
non è l’impedire il movimento in avanti e verso l’alto, ma l’impedire il
movimento all’indietro e verso il basso, nella tenebra del caos e nel
ritorno a uno stato primitivo”. Con questi riferimenti molto alti lo
statista russo indica le basi di filosofia politica delle ultime
decisioni significative assunte dalla Federazione Russa: no alle
adozioni gay, no alla propaganda della sessualità non tradizionale ai
minori, disincentivo ai divorzi, lotta all’aborto, politiche per la
natalità, lotta alla diffusione della droga.
Putin
si definisce apertamente “uomo della Tradizione” e sottolinea che
tutta la sua azione di governa è finalizzata alla difesa dei “valori
tradizionali”. Ovviamente il tradizionalismo nei valori si coniuga nel
suo pensiero politico con un “progressismo sociale”, ereditato anche
dalla esperienza ideologica del socialismo di Stato. Nel precedente
discorso del Giorno della Costituzione del 2012 Putin aveva ribadito i
valori della “uguaglianza per tutti” e la necessità di una
modernizzazione per estendere a tutti i cittadini la prosperità
propiziata dalla crescita economica della Russia a partire dal 2000.
Il
riferimento ai valori tradizionali si lega in Putin a un riferimento
esplicito a una concezione spirituale della vita. Del resto lo abbiamo
visto al fianco di papa Francesco baciare l’icona della Madonna di
Vladimir, una icona importantissima nel suo intreccio con la storia
religiosa e politica della Russia. Dice Putin: “La distruzione dei
valori spirituali non solo porta a conseguenze negative per la società,
ma è anche essenzialmente antidemocratico, dal momento che viene
effettuata sulla base di idee astratte ideologiche, in contrasto con la
volontà della maggioranza, che non accetta le variazioni avvenute o le
proposte di revisione dei valori”. Il riferimento è a quei gruppi di
pressioni e a quelle lobby che egemonizzando i mass media
occidentali tentano di imporre cambiamenti (pensiamo all’ideologia del
Trans-Gender o alla folle concezione dello “ius soli”) ai quali si
oppone la maggioranza delle persone sensate: una maggioranza che spesso
purtroppo rimane “maggioranza silenziosa” e indifesa.
Nelle
parole del presidente Putin si avverte anche l’eco di una delle
preoccupazioni fondamentali del grande pontefice Benedetto XVI: “Oggi
molte nazioni stanno revisionando i loro valori morali e le norme
etiche, erodendo tradizioni etniche e differenze tra popoli e culture.
Le società sono oggi spinte ad accettare non solo il diritto di ognuno
alla libertà di coscienza, di opzione politica e di privacy,
ma anche ad esse è richiesto di accettare l’equiparazione assoluta dei
concetti di bene e male”. La problematica additata è insomma quella del
relativismo, quella concezione scettica secondo la quale non solo
tutte le vacche di hegeliana memoria ma anche tutte le scelte morali
sono “nere”, indifferenti. Il relativismo non è solo una posizione
filosofica, ma è anche quell’atteggiamento di fondo che rende oggi gli
uomini occidentali caratterialmente deboli, umbratili, alla mercé di
poteri forti.
Tuttavia, di contro al modello occidentale Putin non ha un “russian style of life”
da imporre: egli non crede nella necessità di imporre a livello
mondiale un’unica regola, crede invece nel diritto dei popoli e delle
civiltà di preservare le loro diversità e le loro tradizioni: “Noi non
pretendiamo di essere alcun tipo di superpotenza con pretesa di egemonia
globale o regionale; non imponiamo il nostro patrocinio su nessuno e
non cerchiamo di insegnare agli altri come vivere la loro vita. Ma ci
sforzeremo di esercitare la nostra leadership difendendo il
diritto internazionale, lottando per il rispetto delle sovranità
nazionali e l’indipendenza e l’identità dei popoli”.
L’importante
però è che nessun popolo si senta “eletto” e nessuno si arroghi una
missione “eccezionale”. Questo era anche il senso del finale della sua
storica lettera al New York Times nei giorni della crisi
siriana: “E’ estremamente pericoloso incoraggiare la gente a vedersi
eccezionali, qualunque sia la motivazione. Ci sono paesi grandi e
piccoli, paesi ricchi e poveri, quelli con lunghe tradizioni
democratiche e quelli che stanno ancora trovando la strada verso la
democrazia. Anche le loro politiche sono diverse. Siamo tutti diversi,
ma anche quando chiediamo la benedizione del Signore, non dobbiamo
dimenticare che Dio ci ha creati uguali”.
Il
discorso di Putin ha toccato tutte una serie di questioni ovviamente
non solo morali, ma anche pratiche e organizzative: il presidente ha
parlato di valorizzazione delle aree rurali, della necessità di
incoraggiare i russi a ripopolare le campagne, l’importanza di giungere
a una piena autarchia anche nel settore alimentare. Con soddisfazione
Putin sottolinea “Abbiamo già investito molti soldi nello sviluppo del
settore agricolo. Il settore sta mostrando un momento di dinamica
positiva. In molte aree ora possiamo coprire interamente la domanda
interna con prodotti interni russi”.
Per
quanto riguarda lo sviluppo economico, le priorità sono indicate da
Putin nella formazione professionale, nello sviluppo tecnologico, in un
mercato del lavoro flessibile e in “un buon clima per gli
investimenti” (abbassando ulteriormente la pressione fiscale e creando
in Siberia aree di completa esenzione per le imprese che investono). Un
fondo scientifico specifico è stato concepito da Putin per
incrementare il livello tecnologico del paese.
Un
progetto importante della Federazione è quella della costruzione di
alloggi. Lo Stato interviene direttamente nel settore edilizio per
realizzare un imponente “Piano Casa”: “Il governo ha già predisposto le
misure strategiche necessarie per l’attuazione del programma per la
costruzione di alloggi a prezzi accessibili. Questo programma prevede
la costruzione di almeno 25 milioni di metri quadrati di nuove
abitazioni, completi con la corrispondente infrastruttura sociale,
entro il 2017”.
Il piano di
costruzione degli alloggi rappresenta indubbiamente la “base solida”
della politica di incremento demografico che Putin sta portando avanti:
la vasta diffusione degli aborti in epoca sovietica e il drammatico
impoverimento degli anni Novanta avevano condotto la demografia russa
in una spirale “recessiva” preoccupante. A partire dal 2000 il governo
si è posta l’esigenza di favorire la natalità per risollevare le sorti
della demografia russa. Putin con soddisfazione sottolinea che il trend
demografico è ritornato ad essere positivo. Sullo sfondo di tali prese
di posizione vi è anche una questione geopolitica fondamentale: la
Russia con il suo completamento siberiano è un territorio immenso e
ricchissimo di risorse del sottosuolo. Si capisce a quale esito può
portare il rapporto tra una popolazione che invecchia e un ricchissimo
territorio, circondato da popolazioni asiatiche (i cinesi, gli indiani)
che superano il miliardo… Nell’ambito della politica in favore della
natalità si inserisce anche il programma culturale che punta a un
fortissimo disincentivo dei divorzi e degli aborti.
Politica
di natalità e salute della popolazione sono strettamente intrecciati,
per cui Putin ribadisce anche quello che era un cardine della vecchia
politica sanitaria sovietica: il valore dell’assistenza medica estesa a
tutti e completamente gratuita. Nella Russia attuale i cittadini sono
chiamati a pagare una assicurazione per le malattie che consta di una
cifra simbolica irrisoria, che consente cure che Obama neppure osa
sognare di notte, per paura di essere accusato di “socialismo”. Dal
punto di vista pratico rimane il problema di ri-organizzare la sanità
dopo gli anni di caos succeduti alla perestrojka. E tuttavia
Putin ha progetti ambiziosi sul versante della salute e della
prevenzione: “A partire dal 2015 tutti i bambini e gli adolescenti
dovranno usufruire di un check-up medico obbligatorio gratuito annuale, mentre gli adulti dovranno essere sottoposti a tale esame ogni tre anni”.
Prevenzione
e salute, a livello giovanile si sposano con l’enfasi posta sullo
sport. Da qualche mese sono tornati nelle scuole i “giochi
ginnico-militari”: un misto di educazione fisica e militare. In questa
ottica si inserisce l’esigenza di un ampliamento delle palestre, dei
campi sportivi: “Dobbiamo continuare a sviluppare una vasta gamma di
infrastrutture sportive per bambini e ragazzi. Dobbiamo fare di tutto
per aumentare la popolarità di stili di vita attivi. Questa è stata
l’idea principale alla base delle Universiadi che si sono svolte con
successo a Kazan”.
Per quanto
riguarda i docenti Putin annuncia aumenti salariali per riqualificare
il valore dell’insegnamento: “Stiamo alzando i salari nel settore
dell’istruzione e della sanità in modo che il lavoro di insegnanti,
professori e dottori diventi di nuovo prestigioso, per attirare validi
laureati”. L’insegnamento scolastico viene concepito come un settore
strategico: da un lato per trasmettere un metodo di pensiero “creativo
ed indipendente”, dall’altra per rafforzare il senso dell’identità
trasmettendo i valori della nazione, la storia e le tradizioni.
Il
tema della identità viene riproposto anche in relazione al delicato
problema della immigrazione. Avendo la Russia di Putin un ritmo di
crescita molto superiore a quello dei paesi UE, negli ultimi anni il
flusso migratorio (soprattutto dalle repubbliche ex sovietiche) si è
fatto più ingente e, anche alla luce di recenti fatti di sangue,
l’esigenza di regolare con chiarezza tali flussi è divenuta impellente.
Ovviamente per Putin gli ingressi clandestini sono inaccettabili, gli
immigrati regolari hanno il dovere di rispettare i valori e la cultura
della Russia, di adeguarsi ad essa. Rispetto e reciprocità sono i
principi cardine per regolare l’immigrazione. E già qualche mese fa,
alla richiesta di costruire nuove moschee in Russia, Putin – forse
ironicamente … – aveva subordinato l’esaudimento di tale richiesta al
principio di reciprocità, richiedendo la costruzione di chiese in Arabia Saudita.
E
tuttavia Putin ha ritenuto di porre un argine alle ondate di xenofobia
che si diffondono anche in Russia in conseguenze di crimini gravi
compiuti da immigrati. Putin tiene a sottolineare che non è l’origine
etnica ad essere “male in sé”: “Tali tensioni non sono provocate dai
rappresentanti di una specifica nazionalità, ma da persone prive di
cultura e di rispetto delle tradizioni, sia delle proprie che di quelle
altrui. Essi sono espressione di una sorta di Internazionale
dell’Amoralità”. Insomma il problema non è l’appartenenza etnica,
l’identità nazionale, ma appunto l’abbandono di quella identità e lo
sradicamento in nome della mescolanza multietnica.
Certo
in Russia ci sono forze più estremiste, di opposizione, che soffiano
il fuoco sulla protesta, pensiamo ai nazionalisti di opposizione o
anche ai neocomunisti, che di volta in volta invocano uno Stato più
forte e meno influenzato dalle degenerazioni politiche e di costume che
provengono dalla mentalità occidentale. Di fronte a questi
atteggiamenti più intransigenti, il partito di Putin si pone come una
forza più “centrista”, questo è anche il motivo del vasto consenso
democratico che Russia Unita ha riscosso nelle ultime elezioni
politiche.
Putin ha ribadito peraltro
il riconoscimento del valore del pluripartitismo, segnando un distacco
netto dal vecchio sistema del partito unico, di epoca sovietica:
“Ritengo importante che molti nuovi partiti abbiano fatto sentire la
loro presenza. Conquistando posti negli organismi comunai e regionali,
hanno gettato le basi per la partecipazione alle prossime campagne
elettorali federali. Sono sicuro che sapranno degnamente competere con i
protagonisti politici di vecchia data. La Russia oggi richiede un
ampio dibattito politico per arrivare a risultati concreti”.
Tipico
del pensiero storico-politico di Putin è di non rinnegare nessuna fase
della storia russia (dallo zarismo al sovietismo), ma nello stesso
tempo di restaurare esperienze politiche ormai consunte e slegate dalle
esigenze del momento. Già al forum di Valdai del 19 settembre aveva
affermato: “Ci siamo lasciati alle spalle l’ideologia sovietica, e non
c’è ritorno. Chi propone un conservatorismo fondamentale, e idealizza
la Russia pre-1917, sembra ugualmente lontano dal realismo, così come
sono i sostenitori di un liberalismo estremo, all’occidentale”.
Indubbiamente anche il liberalismo-liberismo-libertarismo occidentale è
una ideologia consegnata al passato, così come l’attuale crisi
economica e morale dell’Occidente testimonia.
Andando
oltre le ideologie del passato Putin prospetta l’idea di una “sintesi”
tra le istanze migliori che sono emerse appunto nelle ideologie
politiche di massa, e prospetta l’idea di una “terza via”. Già a Valdai
si espresse in tal senso: “tutti noi – i cosiddetti neo-slavofili e i
neo-occidentalisti, gli statalisti e i cosiddetti liberisti – tutta la
società deve lavorare insieme per creare i fini comuni di sviluppo. Ciò
significa che i liberisti devono imparare a parlare ai rappresentanti
della sinistra e che d’altro canto i nazionalisti devono ricordare che
la Russia è stata formata specificamente come Stato pluri-etnico e
multiconfessionale fin dalla sua nascita”.
Terza
via significa anche conciliare in un sistema politico Ordine e
Libertà. In tal senso egli interpreta e celebra la Costituzione
Federale Russa dopo un ventennio dalla sua proclamazione: “La nostra
Costituzione – dice Putin – mette insieme due priorità fondamentali, il
supremo valore dei diritti e delle libertà dei cittadini e uno Stato
forte, sottolineando il loro obbligo reciproco di rispettarsi e
proteggersi a vicenda”.
Questi sono i
temi del pensiero politico di Vladimir Putin. Sono temi che
indubbiamente sollecitano una riflessione anche per ambienti che si
riuniscono attorno alla rivista “Confini”, riguardo all’opportunità di
costituire uno schieramento politico, economico, culturale che vada da
Roma a Mosca: incentivando le interazioni economiche e i rapporti
imprenditoriali; costituendo insieme agli amici russi una
“Internazionale Europea” basata sui principi cristiani, nazionali,
sociali comuni; approfondendo l’idea di Europa sulla scia delle grandi
intuizioni di Charles De Gaulle (l’Europa Unita dall’Atlantico a
Vladivostok) e di Giovanni Paolo II (i due polmoni dell’Europa:
cattolicesimo e ortodossia).
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